Riscoprire le antiche varietà: i frutti dimenticati d’Italia da recuperare
Con il termine “frutti dimenticati” si fa riferimento a piante che in passato hanno fatto parte della tradizione di una particolare area geografica, spesso come protagoniste di ricette della cucina tipica del territorio ma che oggi sono quasi scomparse dalle nostre case.
Negli anni infatti, i grandi mutamenti del mercato frutticolo hanno generato considerevoli cambiamenti nella scelta delle varietà su cui puntare, prediligendo colture più produttive e quindi più redditizie per il settore.
Il declino commerciale su ampia scala ha causato quindi la scomparsa di numerose specie che, se pur svantaggiose dal punto di vista economico, sono state protagoniste di una cultura gastronomica antica.
I motivi della scomparsa
Come già detto, l’evoluzione del mercato in agricoltura ha spinto già dal secolo scorso a selezionare determinate coltivazioni a discapito di molte altre. Possiamo riassumere le motivazioni sotto quattro aspetti principali:
- Resistenza e semplicità di coltivazione: i frutti con queste caratteristiche vengono privilegiati in quanto in grado di ottimizzare tutte le fasi che vanno dalla produzione alla vendita.
- Aspetto: il consumatore oggi predilige frutti gradevoli alla vista, in termini di lucentezza e grandezza. L’industria ortofrutticola, per accontentare questo tipo di richieste è quindi stimolata a scegliere varietà che soddisfano questi requisiti.
- Conservabilità: molti dei frutti dimenticati non sono in grado di resistere per settimane alle procedure di trasporto fino al consumatore finale, quindi spesso risultano esclusi dalla grande distribuzione.
- Gusto: in generale oggi vengono preferiti frutti dal sapore molto dolce, senza sfumature troppo complesse che spesso sono tra le peculiarità più rilevanti delle antiche varietà.
L’importanza della biodiversità in agricoltura
È un fatto ormai noto come stiamo assistendo ad un continuo impoverimento della biodiversità in termini di perdita di specie che per secoli hanno arricchito il nostro ecosistema e la nostra cultura. In base a una ricerca effettuata dalla FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) si stima infatti che tra il 1900 e il 2000 oltre il 75% della diversità di colture sia andata perduta. Ulteriori studi da parte delle Nazioni Unite ipotizzano che le conseguenze del cambiamento climatico potrebbero causare entro il 2055 la scomparsa di circa il 16/22% delle varietà selvatiche di colture come patate, fagioli e arachidi.
I frutti “antichi” rappresentano in questo caso la massima espressione di un’agrobiodiversità a rischio di estinzione, rendendo necessario oggi più che mai avviare progetti nazionali mirati a preservare e valorizzare il germoplasma delle specie vegetali autoctone di ciascun territorio, in quanto vero e proprio patrimonio della collettività.
Con l’obiettivo di recuperare le antiche varietà, nel 2001 è stato creato a Roma il Centro Nazionale del Germoplasma Frutticolo. Si tratta di una riserva dall’inestimabile valore in grado di salvaguardare innumerevoli specie frutticole.
In quest’ottica, il recupero di terreni ritenuti marginali e il rilascio dei marchi IGP e DOP per determinate categorie possono fungere da volano per rilanciare la qualità e la tipicità di tutto il settore agroalimentare italiano.
I frutti dimenticati in Italia
Le peculiarità che differenziano il territorio da Nord a Sud in termini di clima e territorio fanno dell’Italia una delle nazioni con il più ricco patrimonio frutticolo in Europa. Stiamo parlando di varietà vegetali che Regione per Regione rappresentano un vero e proprio tesoro storico naturale a cui oggi va ridato il giusto spazio nelle aree geografiche in cui una volta erano protagonisti.
Di seguito vi proponiamo un viaggio per l’Italia alla riscoperta dei frutti dimenticati.
Sorbe
Si tratta di una pianta della famiglia delle Rosacee tipica del bacino del Mediterraneo che sorge spontaneamente nelle zone collinari, in prossimità di querceti. I suoi frutti, chiamati sorbole, possono essere di forma tondeggiante a ricordare una piccola mela o leggermente allungate come una pera. A causa della sua consistenza dura e legnosa, non può essere consumato appena raccolto, tant’è che tradizionalmente veniva messo a maturare tra la paglia o sotto al sole. Le sorbole, oltre ad essere diuretiche, sono ricche di vitamina C, flavonoidi e tannini. Stiamo parlando di un albero conosciuto sin dal periodo dell’impero romano, considerato da numerose leggende popolari come un portafortuna contro la fame e la miseria.
Mela rosa dei Sibillini
Questa mela è un prodotto autoctono che cresce nelle zone montane tra le provincie di Ascoli Piceno, Macerata e Fermo conosciuto fin dall’epoca dell’impero romano. La mela rosa viene inoltre citata da poeti latini e dipinta in opere successive tra il XVII e il XVIII secolo. Il frutto si presenta in dimensioni medio-piccole e ha una buccia liscia e spessa dalle tonalità rossastre. Il nome deriva principalmente dal profumo di rosa emanato dai suoi fiori in primavera. Riconosciuta dal 2008 come presidio slow food, la produzione della mela rosa era quasi scomparsa e solo da pochi anni ha visto una vera e propria riscoperta. Con l’obiettivo di valorizzare la produzione di questa tipicità in autunno le sono dedicati due festival tra i Sibillini, in particolare nei comuni di Montedinove e Monte San Martino.
Corniolo
È un piccolo arbusto originario dell’Europa Centrale che sorge principalmente nelle radure dei boschi di latifoglie. Il frutto ricorda una ciliegia rossa dalla forma allungata e dal gusto acidulo. Secondo la tradizione il corniolo viene utilizzato per la preparazione di marmellate, grappe e gelatine da accompagnare a piatti di selvaggina. Presenti sin dall’antichità, gli alberi di corniolo vengono citati anche nella mitologia greca. Pare infatti che il cavallo di Troia fosse realizzato con il legno dei cornioli di un bosco sacro ad Apollo.
More di gelso
Il gelso nero è un albero longevo presente maggiormente in Europa Meridionale, in zone caratterizzate dal clima mite. In Italia, in particolare in Sicilia, le more di gelso vengono utilizzate, oltre che per la preparazione di dolci e marmellate, come ingrediente di una tipica granita. I frutti si presentano come delle more di rovo più allungate e possono essere, in base al tipo di pianta, biancastre o rossastre. Oltre all’utilizzo in cucina, gli alberi di gelso hanno rappresentato in passato uno strumento fondamentale per il settore agricolo in quanto una delle piante utilizzate per il sostegno delle viti all’interno dei vigneti.